Artesacra

Riflessioni

Lc 21,5-11

Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Lc 21,5-11 Non cercate contenitori perché nessuna struttura vi potrà contenere La bellezza in muratura non rimarrà che pietra su pietra Neanche i “Sono io” che si propongono Vi potranno contenere perché anche questi saranno distrutti Rimane il tempo davanti al quale un’angoscia ci assale E’ proprio quel tempo è buono per farci capire Che uno solo è il principio e la fine “Il Cristo Signore” Il Signore del tempo Lui è tutto Usciamo dalle nostre nicchie E andiamogli incontro nel tempo eterno Perchè questo tempo che fa da padrone è finito C’è il tempo di Dio ed è questo Dove le relazioni autentiche e nella Verità hanno senso Il tempo di spalare merda e calunniare passano da un contenitore a un altro Mentre le relazioni costruite tra persone nell’amore Hanno come originale la Trinità Per questo il tempo che viviamo è bello

Lc 21,1-4

Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere». Lc 21,1-4 In queste parole ci sta tutta la vicinanza del Signore Proprio per la sua generosità ha attirato lo sguardo Gli altri hanno gettato parte del superfluo Non hanno dato tutto il loro superfluo Hanno trattenuto qualcosa che non era loro necessario Mentre questa vedova aveva dato ciò che era necessario Gesù non giudica i ricchi ma fa notare la fede della vedova Vicino a questa vicinanza c’è anche la tenerezza di Gesù Sembra che le parole che Lui pronuncia Hanno un tono delicato Una tenerezza che viene nel guardare Una donna debole che è capace di andare oltre Sicuramente quella donna ha vissuto sempre al limite E quel margine era troppo poco per trattenerselo Perchè la provvidenza era garante della sua fede

Lc 19,45-49

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lc 19,45-49 Gli spazi della preghiera sono luoghi di Dio Gesù parla della “mia casa” La Sua è una casa sobria E’ lo spazio che Lui ci dà per fermarci con Lui Possiamo abbellirla per dargli onore La sobrietà degli arredi non deve offendere il povero che vi entra Perchè Dio accoglie tutti Non deve diventare un covo di ladri Dove gli uomini stanziano per fare i loro interessi Pregare non vuol dire costringere Dio a scendere Ma chiedere a Dio di salire a Lui La preghiera del ladro santo la ricordiamo solo il venerdì santo “Gesù ricordati di me quando entrerai nel Tuo regno” Chi prega sa benissimo che vuole salire con Lui Anela a uscire dallo spazio circondato di muri La chiesa deve aiutarci a rapire il cielo E non essere ladri di galline Schiavi di commerciare Dio per pochi euro Questo essere ladri di galline non ci porta da nessuna parte Ci fa stare fermi nelle quattro mura Che con il passare del tempo diventano prigioni

La Fede

Tu che mi accompagni nel cammino Tu che mi tieni per mano e non mi lasci Tu che non permetti che devio Tu che mi fai guardare diretto Tu che mi spingi verso l’amore Tu che sei il sale della relazione Tu che nella vita sei la stella del nord Tu che sei fragile ed esile Tu che sei potente ed umile Tu forte e debole Lontano da te sono un niente Tu amica nascosta e presente Ti cerco come l’aria Ti perdo come una cosa inutile Tu serva obbediente mi conduci sulle vette E’ vero sei cieca nei sensi del corpo Sei un faro nei sensi dell’anima Tutti si rivolgono a te Tutti ti lasciano Sei l’amata e l’abbandonata In te i paradossi diventano certezza Tu sei l’unica che mi permette di conoscere la vita intima del mio Signore Per mezzo tuo vale la pena morire E la morte è dolce Per mezzo tuo vale la pena vivere E il quotidiano diventa straordinario Tienimi saldo al mio Signore

Lc 19,11-28

Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Lc 19,11-28 Scappare lontano da Lui, perché ci fa paura E accarezzare la seduzione che placa gli istinti E’ l’inganno da superare ogni giorno Succede poi nella presunzione adolescenziale pensiamo di lasciare il seduttore e succede che il seduttore non ci molla Come un uccello preso dal vischio pensiamo di liberarci e invece battiamo le ali Ma non voliamo rimaniamo sempre più invischiati Presi come siamo ci allontaniamo e ci avviciniamo dall’oggetto dei nostri istinti viviamo in questa altalena Qualcuno ci aiuta a uscire perché la Provvidenza non lascia i suoi figli Ci riprendiamo ma il nostro ego presuntuoso e stupido Ci suggerisce che dobbiamo essere perfetti e avvolti nei sensi di colpa nascondiamo il talento Riprendiamo un cammino da schiavi e diciamo al Padre dopo che siamo tornati “Non sono degno di essere tuo figlio trattami come servo” E questa poi è la tentazione peggiore Dire a Dio che non può essere Padre e che tu non sei suo figlio e che Lui è un padrone Questa falsa umiltà è la più pericolosa perché la tua ignoranza fa da padrona Rinunci alla figliolanza dopo essere stato amato E la tua pigrizia diventa lo spazio per giustificarti E’ il tempo del perdono questo anche se pensi di non avere un becco di un talento Ricordati che sei sempre il figlio di un Padre premuroso

Lc 19,1-10

Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Lc 19,1-10 Tu Signore mi cerchi quando mi perdo Chiuso come sono nelle mie paure Non comprendo la tua voce La mia sordità mi fa ripiegare su di me Ti escludo da me dicendo di essere indegno Ben sapendo che sono indegno anche quando non penso di esserlo E tu ti inviti a casa mia sorprendendomi Bussando al mio cuore e chiedendomi “Oggi voglio fare casa con te” Vuoi darmi ospitalità? Voglio prendere su di me il tuo dolore Voglio darti la mia gioia Tu conosci cosa vuol dire fare casa Entrare in quella intimità dove nessuno può entrare Dove nessuno ti può aiutare E’ lì la consolazione che nessuno ti può dare

Lc18,35-43

…ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Lc18,35-43 Grida anche tu più forte quando la tentazione incalza Quando il peccato ti stravolge tu grida E se la sofferenza ti comprime non ingoiarla Ma urla più forte che puoi e Lui ti chiederà : “cosa vuoi che io faccia per te ?” Voglio vedere il senso di questa sofferenza Ti chiedo Signore di farmi vedere Accompagnami con la tua mano a vedere Il nostro grave errore è pensare di vedere La nostra presunzione ci fa vedere le cose come pratiche da sbrigare E ci fa cadere nella superficialità e mediocrità allora la realtà è filtrata dalle nostre esperienze e quello che vediamo non è la realtà Il tuo grido arriva a Lui e ti dirà “cosa vuoi che io faccia per te” Non dire che dovrebbe sapere piochè è Dio Di piuttosto” abbi pietà di me “ Lui non solo vedrà la tua cecità e ti farà vedere Ma la Sua compassione ti avvolgerà come un manto e ti guarirà fino al midollo delle tue ossa

Sap 13,1-9

Davvero vani per natura tutti gli uominiche vivevano nell’ignoranza di Dio,e dai beni visibili non furono capaci di riconoscere colui che è,né, esaminandone le opere, riconobbero l’artefice.Ma o il fuoco o il vento o l’aria veloce,la volta stellata o l’acqua impetuosa o le luci del cieloessi considerarono come dèi, reggitori del mondo.Se, affascinati dalla loro bellezza, li hanno presi per dèi,pensino quanto è superiore il loro sovrano,…………………………..come mai non ne hanno trovato più facilmente il sovrano? Sap 13,1-9 Ti rendo grazie Signore Tu sei per me come l’aria nei mie polmoni Tu sei luce senza tramonto Tu sei il sole che fermo nel cielo illumina e riscalda il mio essere Tu sei Colui che riempie l’universo della sua gloria Per far si che io fossi Te Ti sei nascosto in un po’ di pane Tu non ti nascondi sono io che mi nascondo da Te Tu non respingi nessuno e ti dai a noi senza riserve Tu Signore edifica la tua dimora in me Cercami negli anfratti del mio peccato E portami via con Te Entra in me dove neanche io sono capace di entrare E’ proprio lì il Tuo aiuto fecondo mi fa ogni giorno un uomo nuovo

Lc 17,20-25

Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Lc 17,20-25 E’ da stolti pensare che quando sarà la fine Sarà una catastrofe generale Dio non può distruggere ciò che ha creato Perchè quel giorno sarà il giorno della sapienza È effluvio della potenza di Dio, emanazione genuina della gloria dell’Onnipotente; per questo nulla di contaminato penetra in essa. Anzi la sua luce si diffonderà e invaderà ogni cosa Ciò che deve cadere cadrà perché non resisterà Infatti la malizia e la malvagità saranno estinte La Luce più potente del sole si diffonderà E le tenebre avranno la peggio La Luce della sapienza si diffonde e non da tempo per dire “eccolo qua o la” Perchè il regno della luce è già in mezzo a noi

Mt 17,11-19

Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Mt 17,11-19 Tornare indietro per ringraziare è riconoscere il donatore Certo quell’atteggiamento arrogante di pretendere annebbia la vista e non ti fa vedere la gratitudine. Siamo ammalati di superbia e di orgoglio Questa rigidità non ci permette di avere relazioni sane Pretendiamo e vogliamo senza guardare in faccia nessuno Questi hanno urlato che sono peccatori e chiesto di essere guariti Lungo la via della purificazione si sono accorti di essere purificati Questa è una purificazione solo nella carne Mentre il loro spirito è sommerso dalla lebbra Perchè non sono tornati indietro a guardare la faccia del Donatore Il samaritano torna indietro e si inginocchia per dire grazie Il pieno di grazie gli fa dono della fede Questo samaritano è purificato nella carne e nello spirito E’ guarito dalla lebbra La nostra lebbra si chiama egoismo Chiusi come siamo nelle nostre trappole Che assorbono tutte le nostre ansie non ci diamo il permesso di ringraziare Chi ci sostiene Siamo sempre a chiedere di guarire nella carne Alla guarigione dello spirito non ci pensiamo L’immediato passa con le sue angustie La gratitudine attira sempre grazie