Artesacra

Riflessioni

Lc9,18-22

Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Lc9,18-22 A questa domanda oggi bisogna dare una risposta E’ la domanda di oggi che Gesù ci fa Tu cosa dici di me ? Puoi rispondere con le frasi del catechismo Con delle parole che hai ascoltato ma non sono le tue Puoi dare una risposta impegnata Ma tu cosa dice di me ? Un certo imbarazzo l’abbiamo non solo perché non sappiamo rispondere Ma anche perché la nostra vita non sempre è una risposta al suo amore C’è una risposta che ha bisogno di essere data da un noi Perchè c’è un voi…”ma voi, chi dite che io sia ?” Qui azzardare una risposta è impossibile C’è sempre chi crede di essere ispirato E’ solo un gallo che canta e non fa l’uovo E ha l’ardire di parlare a nome di tutti Oggi Signore non sappiamo rispondere Siamo confusi e smarriti cerchiamo risposte a macchia di leopardo Tra loro disunite e omologate Aiutaci Signore a dare una risposta da uomini redenti e da popolo redento Fa in modo che il nostro vissuto sia luce e forza per i deboli

Lc9,1-6

Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. Lc9,1-6 Diversità unita e proposta nella povertà Dio da noi la responsabilità della sua credibilità Di questo ci dobbiamo preoccupare Non quanti abbiamo conquistati con la forza o il ricatto Ci convoca nella nostra diversità a essere figli Che insieme vanno a dare il seme dello Spirito santo Senza progetti o piani d’azione questa è roba ideologica Che costringe e fa schiavi Noi nella diversità portiamo la bellezza di Dio Il come si amano è la persona di Dio Come andiamo? Nella povertà Non abbiamo mezzi per costringere gli altri a seguirci Abbiamo il cuore che dà lo Spirito d’amore Questa è la nostra ricchezza Se i mezzi sono la nostra testimonianza portiamo violenza Sulla nostra povertà di povere persone e di mezzi Permette allo Spirito di entrare nei cuori C’era un frate che tornava sempre nudo al convento Perchè trovava sempre uno più povero di lui Sul nostro niente Dio parla Altrimenti parliamo solo noi di Dio Almeno siamo umili perché Dio sa parlare di se stesso meglio di noi

Lc8,19-21

Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Lc8,19-21 Noi stiamo fuori quando non ci mettiamo in discussione Quando non vogliamo essere interrogati dalla parolaio Ma nella nostra presunzione noi interroghiamo Lui Gesù ci chiede di stare dentro e di fare casa Perchè nella casa si ascolta e ciò che si ascolta si fa Maria ha ascoltato l’Eterno dentro di se E in questa intimità il verbo si è fatto Chi ascolta fa esistere l’Altro e diventa madre E’ bello ascoltare e far nascere Gesù in noi E perché fratello? Dall’ascolto diventiamo Lui e siamo fratelli Dante quando dice di Maria “ Colei che fece diventare il suo Fattore sua fattura” Chi ascolta diventa madre e fratello tutto questo avviene nella relazione E chi viene ascoltato si sente figlio e fratello Questa è la più bella testimonianza che possiamo fare nel quotidiano

Lc 8,16-18

Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Lc 8,16-18 E’ della luce illuminare e viene messa sul lucerniere Il suo posto è proprio là non per esibirsi ma per illuminare E quando più questa luce è coperta dal tuo corpo O si trova nella parte più intima tanto più si estende La luce è sul lucerniere affinché tutti si possa vedere E quelli che entrano trovano cose di cui hanno bisogno Se noi cristiani abbiamo questa luce dentro Attraverso noi Cristo entrerà nel mondo Non c’è bisogno di testimoniare a tutti costi E’ come dire alla luce di illuminare lo fa Un cristiano che vive impregna di Cristo l’umanità Altro che tavole rotonde per organizzare la testimonianza Perchè se uno vede il cristiano che vive veramente Se uno vede la gioia la contentezza,il senso della luce Quando l’ha visto e ciò ha parlato al suo cuore Lascia tutto e diventa luce Non cerchiamo di essere padroni del mondo Perchè non illuminiamo anzi facciamo di Cristo un bugiardo Davanti al buio siamo luce e non siamo noi ad illuminare Perchè il vaso l’olio e lo stoppino sono contenitori La luce e ciò che fa vedere L’amore che è in noi è luce e speranza per il mondo

Lc 9,9-13

Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Lc 9,9-13 Signore tu ti prendi cura di noi La medicina è il tuo amore E’ l’amore che sta E’ la presenza di chi non giudica e non si dimena E’ quello stare silenzioso che aspetta Tu non sei venuto a chiamare giusti ma peccatori E quelli che sanno di esserlo beati loro A castoro non mancherà la tua carezza Si è vero !!! è proprio così I giusti hanno la loro giustezza I peccatori hanno la tua misericordia Tutta l’umanità ha bisogno di questa medicina Senza la quale l’anima soffoca nella propria miseria C’è una malattia di cui molti siamo affetti E’ quella spirituale la più dolorosa ed è peggio del cancro Questa malattia ammazza sia il corpo che l’anima Tutti siamo bravi a denunciare e fare diagnosi Solo Tu sai starci vicino come lo fai Tu Nessuno ci indica la via che sei Tu Vieni Signore nella cantina del nostro cuore Proprio là porta la Tua luce Perchè una cantina pulita e senza muffe Ha l’odore del vino che porta gioia

Lc 7,36-50

Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Lc 7,36-50 Una brava persona e una peccatrice con un giudizio Dopo alcuni anni pensiamo di essere delle brave persone Che non hanno più bisogno di fare Ormai il solco della santità è stata tracciato dalla nostra mediocrità Peccati non ne facciamo o meglio la perfezione ci ha raggiunto E noi consapevoli della nostra bravura come stoccafisso guardiamo Gesù che non è profeta E la storiella che racconta si vede che è profeta La donna peccatrice conosce il suo peccato Che come cane randagio la perseguita Non parla e non pensa Ma nei gesti che fa esprime il suo amare sbagliato Manifesta il dramma di un dolore che la consuma Lei manifesta nei gesti come ha vissuto Quel pianto sommesso e profondo vuole pulire il suo cuore Molto ti è perdonato molto hai amato Tutto questo Simone non lo ha capito perché è una brava persona Ha dimenticato il suo peccato Non fare la stessa cosa di Simone Può succedere che la tua religiosità diventi una prigionia eterna pur rimanendo una perfetta gran brava persona

Lc 7,31-35

“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. Lc 7,31-35 Tutti da bambini abbiamo giocato bastava un po’ di spazio Dove non c’erano le piazze per giocare C’era la strada o la ferrovia della vecchia funicolare Si prendeva un’iniziativa a giocare Arrivava un altro che ne proponeva un’altra Si perdeva solo tempo prima di iniziare a giocare Nel mondo dei bambini è ancora così Quando questo succede nel mondo degli adulti E succede!!! Allora la competizione fa strage delle relazioni Diventa un inferno quando avviene nella vita spirituale Perchè siamo sempre pronti a boicottare l’iniziativa di Dio Non riusciamo a giocare con Dio Con Giovanni Dio ha proposto un tempo di conversione La conversione ci pone a discernere dove è il male in noi Eppure qualcuno si alza e dice :” proprio ieri ho finito il digiuno” Oppure c’è una festa dove la gioia non manca Si presentano le cassandre di turno che ti fanno sentire in colpa I fratelli quando si amano dividono il dolore e moltiplicano la gioia Perchè la bellezza si coglie quando si presenta Non ritardiamo la nostra infanzia se no diventa infantilismo Prendiamo l’elasticità dei bambini per essere sempre pronti A fare ciò che il Padre ci propone nel qui e ora

Lc 7,11-17

Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Lc 7,11-17 Più di un passo dove c’è il dolore della morte Gesù davanti a questa sofferenza da parte dei vivi Si commuove Con Lazzaro successe la stessa cosa Luca per la prima volta chiama Gesù il Signore E’ Dio che piange per la nostra sofferenza Non piange per il morto perché sa che sta bene Piange per coloro che devono affrontare il dolore della morte Se Lui conosce il dolore della morte per coloro che restano La Sua sofferenza noi non la conosciamo Perche non conosciamo il suo amore Questa non è una frase fatta ma è entrare in quella sofferenza che coinvolge tutto il nostro essere “vedi come l’amava” E’ il pianto di Gesù si Lazzaro Chi potrà mai capire il Suo affetto per noi ?

Lc 7,1-10

… ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Lc 7,1-10 Se la parola detta non ci fidiamo la nostra vita è un inferno Se Tuo marito o moglie o figlio ti dice una parola a cui tu non credi L’intera giornata è un girare a vuoto La parola produce il suo effetto quando viene pronunciata Nel nostro cuore c’è una diffidenza verso Dio E questo si ripercuote nel credere alla Parola Se un uomo mantiene la sua parola Dio è fedele alle promesse e le mantiene Noi per credere vogliamo prima vedere i fatti e poi credere Dio con noi deve sempre superare un esame e viene sempre bocciato Perchè nella nostra immaturità pensiamo che Lui deve dare per primo ,illusi megalomani Dio non si fa imprigionare nei nostri miseri schemi Egli è fedele a se stesso e vuole con noi una relazione Ieri c’era la sua domanda è la Parola che ci interpella “Tu cosa pensi di me?” Qualcuno ha dato una risposta confezionata dal catechismo Mentre Lui vuole da te quella parola che ti fa entrare nella relazione affettiva con Lui In questo passo c’è tutto l’affetto e la fede di questo pagano

Gv3,13-17

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Gv3,13-17 Dio certamente sarebbe venuto Lui al posto del figlio Ma nessuno poteva insegnarci a essere figli Ha accettato questo sacrificio per amore nostro Altrimenti non avremmo capito l’amore Peccato che vogliamo vivere da padreterni e non da figli Per questo motivo non vogliamo amare Anzi l’amore è da allontanare dalla nostra esistenza Eppure Gesù vuole insegnarci questo amare di figli E’ proprio nel Figlio che siamo figli unici e irripetibili Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato così recita il salmo Ma il Signore mi ha raccolto Possiamo rivendicare tutte le brutture del mondo fatta da i genitori Se ti fermi solo un attimo Ti accorgi che non devi andare lontano per trovarlo E’ sempre Lui che è vicino a te e aspetta un tuo sguardo In questo sguardo sai che sei figlio unico