Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Lc 19,11-28
Scappare lontano da Lui, perché ci fa paura
E accarezzare la seduzione che placa gli istinti
E’ l’inganno da superare ogni giorno
Succede poi nella presunzione adolescenziale
pensiamo di lasciare il seduttore
e succede che il seduttore non ci molla
Come un uccello preso dal vischio
pensiamo di liberarci e invece battiamo le ali
Ma non voliamo rimaniamo sempre più invischiati
Presi come siamo ci allontaniamo e ci avviciniamo
dall’oggetto dei nostri istinti viviamo in questa altalena
Qualcuno ci aiuta a uscire
perché la Provvidenza non lascia i suoi figli
Ci riprendiamo
ma il nostro ego presuntuoso e stupido
Ci suggerisce che dobbiamo essere perfetti
e avvolti nei sensi di colpa nascondiamo il talento
Riprendiamo un cammino da schiavi
e diciamo al Padre dopo che siamo tornati
“Non sono degno di essere tuo figlio trattami come servo”
E questa poi è la tentazione peggiore
Dire a Dio che non può essere Padre
e che tu non sei suo figlio e che Lui è un padrone
Questa falsa umiltà è la più pericolosa
perché la tua ignoranza fa da padrona
Rinunci alla figliolanza dopo essere stato amato
E la tua pigrizia diventa lo spazio per giustificarti
E’ il tempo del perdono questo
anche se pensi di non avere un becco di un talento
Ricordati che sei sempre il figlio di un Padre premuroso