Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: “A un Dio ignoto”. At 17,15.22-18,1
C’è un bello che è difficile da definire
C’è un buono che non ha paragoni
Ci sei Tu mio Dio
Tu mi aspetti e non ti stanchi
È nel sempre che ti trovo
È la fragilità di cui sono vestito
Non permette ai miei occhi di vedere
Il cuore ha sete e la gola arde
È nel grido della notte buia e vuota
La Tua luce rischiara la mia tenebra
Tu non sei ignoto
Sei Padre rivelato
Ho visto la Tua mano tesa a tenere la terra
Si trova stamani tra la luna che muore
E il sole che sorge
Perché gli uomini non guardano più il cielo?
Hanno paura di contemplare la Tua gloria
Meglio rimanere piccoli piccoli nell’ignoranza
Che essere rapiti dalla Tua immensità